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    kheiyw_zpsfa8dc2e4

    Narrato - "Parlato" - Pensato - "Parlato altrui"


    A volte, le cose dovevano semplicemente accadere. Senza motivo, senza spiegazione - dovevano solo essere.
    Kheiyw questo l'aveva capito dopo diverse batoste, nella sua vita: era dovuta passare attraverso la morte di Neor, la scomparsa di Skoll, l'abbandono dei suoi fratelli Cacciatori. Ma alla fine aveva capito che non era importante tanto ciò che gli altri si aspettano da te, ma ciò che tu t'aspetti da te stesso.
    Quella donna era passata attraverso molte tempeste, e ad alcune era stato davvero complicato opporsi, ma era sopravvissuta. Era naufragata nel mare del suo oblio, ma aveva infine trovato la terra.
    Aveva trovato la sua casa.
    Era iniziato tutto una decina d'anni prima: vi erano come sempre movimenti sospetti, nella Terra dei Giorni, fin da quanto i mezzelfi erano tornati a riprendersi Seferdi, costringendo i fammin a una vita ai limiti della società.
    I miei simili.
    Per lei era facile mimetizzarsi, in quell'ambiente: era un mezzofammin, razza rara fuori da quella terra ma quasi una costante nel dominio dei Giorni; una creatura disprezzata e allontanata da tutti.
    Il primo impatto era stato brusco: Kheiyw non provava più emozioni così forti da quando aveva accertato la morte del suo mentore, da quando aveva scoperto che il suo unico amico se n'era andato per sempre.
    Il rifiuto.
    Era tanto che non sentiva quel disagio in fondo allo stomaco, quella paura, quella sensazione di inadeguatezza.
    Tanto era, nella sua terra natìa: un rifiuto con l'assurda capacità di muoversi, pensare, parlare. Ciò erano i fammin nella terra che gli era stata donata alla fine della Battaglia d'Inverno.
    Ma ciò che aveva sempre frustrato di più il Supremo Cacciatore era vedere come le altre razze li trattassero: i fammin venivano brutalmente schiavizzati e commerciati, utilizzati per i lavori più umili e pericolosi, giogati come bestie da soma, tenuti alla catena per scannarsi a vicenda. Quelle bestie dalle zanne aguzze venivano annullate nella loro individualità, che tanto difficilmente avevano acquisito, lottando ogni giorno contro i dolori e i ricordi di ciò che erano durante il regno di Aster.
    Kheiyw era più che determinata a fermare quello scempio, ma non aveva potuto niente fino a quel giorno, quando una lettera giunse alla sua scrivania nel buio della Precettoria di Makrat.
    Vittoriosi tra i fammin.
    La donna aveva preparato il mantello da viaggio, ed era partita di persona.

    Negli anni Kheiyw aveva imparato a conoscere la Terra dei Giorni. Aveva superato il fiume Enaar e si era diretta verso le paludi nei pressi di Merish. Quella zona non era adatta alla coltivazione o alla costruzione di qualsivoglia edificio, quindi non era mai stata insediata da nessun popolo; ciò non valeva per i fammin, che avevano trovato in quei terreni umidi e mollicci l'unica casa che gli fosse consentita - prima che qualcuno venisse a metterli in fuga o a prenderli con sé per farne schiavi.
    Kheiyw era lì già da parecchi giorni, e si era ambientata bene. Come in tutte le comunità accanto agli individui violenti e aggressivi aveva trovato anche gente umile, cortese, pronta ad aiutarla. La donna non era mai stata bella, ma in mezzo a tutti quei poveri reietti la muscolatura scattante e l'aspetto sano la rendevano una bestia anche troppo appetibile per gli schiavisti che bazzicavano quei luoghi.
    Ma di loro, ancora nessuna traccia.
    Ogni tanto si avventurava nei pressi, ma mai troppo lontano - per non rischiare di mancare il momento in cui gli assassini o le loro appendici fossero giunti; ma in quel momento voleva solo prendersi del tempo per sé.
    Aveva già delineato abbastanza bene il piano d'azione, e sapeva già il ruolo che doveva ricoprire. A quel punto poteva solo sperare che nessuno decidesse di mettere al repentaglio la propria vita facendo qualcosa di molto sconsiderato.

     
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    Era una giornata come tante per Dantyxyl. Una lunga giornata qualunque, in un mese che aveva offerto ben pochi svaghi al giovane mago.
    I giochi politici della sua Terra nativa lo interessavano poco, mentre il caos e la violenza, ormai endemicamente diffusi nella Terra della Notte, sua seconda casa, erano un po' troppo volgari per i suoi gusti. In fondo anche la confusione esigeva eleganza.
    Un nuovo viaggio era quindi necessario, ma come scegliere? Riflettendo, o basandosi su un lancio di una moneta su una mappa, ed affidarsi al Caso, secondo alcuni principio primo dell'Universo? La moneta era caduta vicino Merish.
    Merish, un luogo interessante, pericoloso sotto molti aspetti, ma molto più "sincero" di tanti palazzi, pieni di doppiogiochisti e di persone mascherate.
    Abitato esclusivamente da Femmin, popolazione che in fondo Dantyxyl apprezzava. La magia legata ai loro nomi era curiosa, diabolica certo, ma curiosa, così come curiosa era stata la sua evoluzione e la scoperta che non solo vincolava il nominato, ma ne condizionava il cervello, rendendolo più violento.
    A questo pensava il giovane mentre, accomodato su una delle poche rocce abbastanza grandi da emergere dal pantano, osservava la palude ed i suoi abitanti.

    Mhn?

    Qualcosa interruppe le sue riflessioni. Una sorta di disturbo, come un movimento percepito al limite del proprio campo visivo, e subito dimenticato. Un mago tuttavia per padroneggiare le arti magiche deve imparare a concentrarsi, e a non farsi sfuggire nessun dettaglio, nemmeno minimo. Ormai era stato allertato, ci mise quindi poco ad individuare un gruppo di persone che si stava avvicinando, con un'aria non troppo pacifica, ad alcuni giovani Femmin che stavano lavorando tra gli acquitrini.

    Schiavisti, o peggio ancora dei loro galoppini. Feccia incapace di vivere dignitosamente

    pensò Dantyxyl, mentre lingue di fuoco già iniziavano a crearsi attorno alla sua mano destra...
     
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    kheiyw_zpsfa8dc2e4

    Narrato - "Parlato" - Pensato - "Parlato altrui"


    Kheiyw si era allontanata di un paio di chilometri dal povero accampamento del gruppo a cui si era unita, quando scorse, tra gli acquitrini, altri fammin; sembrava stessero scavando con le grandi mani tra il fango, come a cercare qualcosa. Era abbastanza lontana, e non era stata vista, per cui si prese un attimo per controllare lo spazio intorno a sé.
    Quei fammin sembravano essere l'unica creatura vivente nel suo intero campo visivo, quando qualcosa di mosse in cima a una roccia sporgente dalla palude: così immobile che all'inizio Kheiyw non l'aveva notato, vi era qualcuno.
    La donna drigrignò istintivamente i denti, senza però fare alcun suono, indecisa se attaccare o meno: i visitatori in quel luogo non erano soliti, e gli unici che venivano erano persone che avevano come unico obbiettivo quello di umiliare i soli veri abitanti di quel pezzo di terra inospitale.
    La cacciatrice era troppo in dietro rispetto alla figura - che dall'ombra di contrasto che creava con il paesaggio sembrava proprio le desse le spalle - perché questa potesse vederla, ma per precauzione si accucciò, mettendo i palmi nel terreno viscido.
    Non poteva certamente attaccarlo: lei lì era un fammin come tutti, non doveva dimostrare agli altri la sua forza - ma il pensiero che quell'uomo potesse essere un assassino continuava a premere nel suo cervello per far uscire la sua parte animale. Per farla cacciare.
    Era ancora lì, coperta da ciuffi di erbe acquatiche, quando un rumore le fece drizzare i capelli sulla nuca; dalla sua posizione rasoterra non riusciva a vedere granché a causa della nebbia e della vegetazione, ma una cosa la vide: una strana luce illuminare lateralmente il viso del non-fammin.
    Un fottuto mago!
    Se faceva parte degli assassini, non poteva combatterlo - non senza i suoi bracciali, che erano ovviamente rimasti a Makrat ond'evitare che fosse scoperta. Kheiyw sentì la schiena pizzicarle, in prossimità del tatuaggio, e strinse i denti per restare immobile. Non doveva farsi uccidere, o peggio, catturare. Doveva rimanere spettatrice dell'evento e decidere in seguito una strategia d'azione.



     
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    Sulla mano di Dantyxyl si era ormai formata una simpatica, ma letale figura. Un ippopotamo di medie dimensioni si agitava levitando al di sopra dell'arto del mago: sarebbe stata una scena buffa, se non fosse stato per il fatto che si trattava di fuoco, puro, letale e senza alcuna coscienza.
    L'incantesimo era semplice, ma abbastanza dispendioso in fatto di energie: un colpo simile non poteva essere ripetuto per più di 2 volte, salvo casi di estrema necessità, mira e controllo erano dunque fondamentali. Il giovane mago si prese quindi il tempo necessario, data la sua posizione di vantaggio, per poi scagliare l'allegro ippopotamo nel mezzo dei 4 balordi, ustionandone gravemente un paio e facendo volare gli altri due in seguito all'onda d'urto

    Facciamo in fretta

    pensò Dantyxyl, correndo incontro ai malfattori. Raggiunti in poco tempo i balordi, due dei quali ancora privi di conoscenza, non perse tempo e colpì il terzo con una semplice, ma efficace, bastonata, mandandolo a far compagnia agli altri. L'ultimo brigante si era ormai accorto del mago, ma il suo maldestro tentativo di sguainare il falchione finì ancora prima di iniziare. Dantyxyl l'aveva ormai afferrato, e un semplice incanto come lo shock muscolare ebbe un effetto sorprendente su una persona ancora intontita, privandola di qualsiasi ulteriore voglia di reagire.

    Tsk tsk tsk, avvicinarsi con un fare così losco a dei poveri fammin non è molto educato, sai? disse Dantyxyl, mascherando con il sarcasmo la sua stanchezza Ma stavo dimenticando le buone maniere! Puoi chiamarmi D, viandante gentil'uomo e grande difensore dei popoli oppressi esclamò ancora il mago, compiendo un inchino volutamente esagerato. Come finirà questo incontro invece, dipenderà solo da te...
    Vedendo il terrore negli occhi dell'uomo decise di non perdere ulteriormente tempo, e di arrivare al nocciolo della questione Vedi, sono una persona estremamente curiosa, quindi rispondi semplicemente alle mie domande, e non finirai come i tuoi simpatici compari: siete solo in quattro, nessuno di voi è un mago od un vero guerriero, mi pare quindi strano che di vostra sponte abbiate deciso di entrare così in profondità nella terra dei Giorni, per compiere una razzia. Cosa pensavate di fare, condurre in così pochi una carovana di fammin schiavi? Fin dove? Anche in questi turbolenti tempi degli schiavi non passano inosservati...e non mentire, potrebbe essere, come dire, spiacevole.
    Non ci volle molto per convincere il balordo a raccontare nei minimi dettagli tutto quel che sapeva, non molto a dire il vero...
    Quindi se ho capito bene, c'è un campo schiavista non distante da qui?
    La questione era strana. Per quanto la terra dei giorni fosse abbastanza isolata rispetto alle altre, prima o poi qualcuno avrebbe notato un campo simile, e gli immorali commerci che ivi si tenevano...a meno che qualcosa, o qualcuno, non agisse attivamente per far mantenere a tutta la faccenda un basso profilo.

    Questo galoppino è sincero, ma non sa praticamente nulla, meglio non perdere altro tempo. Probabilmente i fammin si sono già accorti di noi

    Bene bene. Voglio crederti. Ora ho un ultima domanda: vuoi essere lasciato qui, aspettando i fammin, o vuoi accompagnarmi sino a questo campo, per poi andartene con le tasche un pò più pesanti? disse Dantylyx, mostrando un paio di monete d'argento.


    Il campo era effettivamente vicino. Una mezza giornata di cammino, con una pausa per rifocillarsi una volta allontanatisi daii principali villaggi fammin, era bastata alla strana squadra per arrivare su un'umido terrapieno, da cui si poteva osservare in lontananza un ammasso di tende, situate tutte intorno ad una vetusta rovina, al cui interno si vedevano dei fuochi, forse fiaccole, ardere con intensità.
    Vai pure disse con noncuranza il giovane al lestofante Ah una cosa. Se ti dovessi rivedere...bhe hai capito.
    Interessante, molto interessante. C'è ben più di quanto si veda stava pensando Dantyxyl, prima di sentir le forze venir meno e di lasciarsi cadere contro un albero.
    Forse è meglio riposarsi un pò... disse a se stesso, rialzandosi a fatica, e cercando un riparo nella parte nascosta del terrapieno.
    L'avventura era appena iniziata.
     
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    kheiyw_zpsfa8dc2e4

    Narrato - "Parlato" - Pensato - "Parlato altrui"


    Una delle cose che nessuno sapeva di Kheiyw era che lei temeva la magia. Era una cosa ben nascosta nella sua testa, un qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto scoprire, e il fatto stesso che lei avesse imparato a manipolare quella strana energia verde - quella stessa energia che, tanti anni prima, aveva scavato un foro nell'addome di Skoll - la rendeva insospettabile.
    Fu per questo che, quando la luce si fece più intensa vicino il volto del mago e poi si allontanò sparendo tra la nebbia, il cacciatore supremo, che ricopriva quella carica da quasi un ventennio, impallidì. Il colore che defluì dal suo viso la rese ancora più mimetizzata tra i giunchi e l'acqua stagnante, mentre delle urla arrivavano alle sue orecchie.
    Aveva attaccato i fammin.
    Senza riuscire ad anteporre la ragione all'istinto, Kheiyw balzò in avanti, come se la posizione che aveva assunto fino a quel momento fosse servita a caricare i suoi muscoli in vista dell'imminente scontro. Percorse un paio di metri tra la nebbia - il mago non sembrava più sulla roccia, dove era finito? - per poi fermarsi di colpo, vedendo un fammin raggiungerla (fuggendo).
    La cosa la lasciò talmente confusa che l'unica cosa che riuscì a fare fu accucciarsi nuovamente al suolo, gli occhi alienati e un'espressione di sconcerto in volto, non percependo più i rumori che la circodavano.
    "Vedi, sono una persona estremamente curiosa, quindi rispondi semplicemente alle mie domande, e non finirai come i tuoi simpatici compari"
    Nel momento stesso in cui la sua mente registrò quelle parole, il supremo cacciatore - non il fammin - prese in mano la situazione. Anni e anni di spionaggio e tattica portarono a galla la sua lucidità da calcolatrice, e Kheiyw fu di nuovo cosciente, a una mezza dozzina di metri da una figura di spalle di cui vedeva solo la testa.
    "Siete solo in quattro, nessuno di voi è un mago od un vero guerriero, mi pare quindi strano che di vostra sponte abbiate deciso di entrare così in profondità nella terra dei Giorni, per compiere una razzia. Cosa pensavate di fare, condurre in così pochi una carovana di fammin schiavi? Fin dove? Anche in questi turbolenti tempi degli schiavi non passano inosservati...e non mentire, potrebbe essere, come dire, spiacevole."
    Nell'udire quella minaccia, Kheiyw restò nuovamente paralizzata, sebbene la sua mente fosse in continuo fermento. Mentre il mago contrattava per le informazioni dell'uomo a terra, il mezzo-fammin pensava.
    Se non è con gli assassini, chi è? E perché si trova qui?
    Non credeva alla storia del povero viandante desideroso di avventure; in caso fosse stato così folle da andare proprio nelle paludi dei fammin, non sarebbe durato a lungo.
    E' un mago si ripeté Kheiyw, Debole sul punto di vista fisico, in ogni caso, a meno che non sia anche un guerriero - ma se avesse avuto modo di utilizzare un'arma avrebbe sicuramente preferito quella alla magia., mentre le sue orecchie allenate captavano il termine di quel'affare: "Quindi se ho capito bene, c'è un campo schiavista non distante da qui?"
    "Bene bene. Voglio crederti. Ora ho un ultima domanda: vuoi essere lasciato qui, aspettando i fammin, o vuoi accompagnarmi sino a questo campo, per poi andartene con le tasche un pò più pesanti?"

    Non è del luogo analizzò, Oppure è la prima volta che viene in questi luoghi. Probabilmente avrebbe saputo muoversi da solo, altrimenti, senza questo peso morto.
    Kheiyw snudò i canini appuntiti, sentendo che i due si allontanavano.
    Non poteva fare altro che seguirli.


    Camminarono per tutta la giornata rimanente, fermandosi circa a metà strada. Kheiyw era ormai lontana dal gruppo presso cui aveva trovato riparo, ma durante la marcia si erano allontanati anche dagli insediamenti più grandi, quelli raggruppati in fetidi e malridotti villaggi di legna muffita e fango. Come un alligatore nell'acqua bassa, la donna li aveva seguiti, attenta a non farsi sentire e tenendosi, dietro di loro, un paio di metri alla loro sinistra, dal lato in cui solitamente non si trovava il mago.
    Era ancora indecisa sul grado di minaccia che rappresentava per lei, ma era certa di quanto potesse nuocere alla sua missione. Tuttavia, tramite lui era riuscita ad ottenere le prime informazioni concrete da quando era arrivata.
    Schermandosi tra la vegetazione e l'umidità consistente, si fermò a portata d'orecchio nel momento in cui raggiunsero il luogo designato; la posizione non le permetteva di raggiungere con la vista ciò che i loro occhi vedevano.
    "Vai pure" fece il mago, quasi scocciato, e il suo bizzarro compagno se la diede volentieri a gambe legate mentre lui ancora parlava. Se l'addestramento non avesse prevalso, in quel momento, Kheiyw avrebbe ringhiato tutto il proprio disprezzo.
    Nascondendosi come meglio poteva, raggiunse il luogo in cui avrebbe potuto facilmente intersecare la via del fuggitivo: quando questi arrivò, rallentando leggermente l'andatura, lei le fu dietro e - con uno scatto rapido e deciso - gli torse la testa, spezzandogli qualche vertebra del collo con un rumore pieno di raccapriccio.
    Pure costretta a fare il lavoro sporco di questo novellino pensò tra sé e sé, con un immaginario gnugnito, frugando le tasche del cadavere.
    Non trovò niente di interessante se non le monete che gli erano state date dal suo malsano benefattore, che lasciò al loro posto; su una cosa il mago aveva ragione: quell'uomo non era armato. Neanche un pugnale, né uno stiletto. Kheiyw tornò verso il superstite, silenziosa. Non aveva idea se avesse sentito lo schiocco delle ossa (cosa che le sembrava comunque improbabile, data la distanza, la nebbia e il rumore di fondo), ma nel dubbio preferì esser prudente, deviando a destra di una mezza dozzina di metri e raggiungendo da lì il luogo dove aveva lasciato i due, senza poter ancora tuttavia vedere ciò che il mago aveva scoperto.


     
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    Lo sconosciuto Kadath

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    Dantyxyl si agitò nel sonno.
    Qualcosa di strano, una sensazione vaga al limite esterno della coscienza, spinse il giovane ad aprire gli occhi. Un disturbo, un suono apparentemente insignificante, un rumore minimo, ma "sbagliato".
    Il mago si era ormai destato, ma una sgradevole sensazione non lo abbandonava. Aveva sentito qualcosa, un suono particolare che al momento non riusciva ad identificare, ma che risultava del tutto fuori posto in un luogo abbandonato come quello.

    Non mi piace, non mi piace per nulla.

    Pensò il mago, mentre compiva piccoli ed impercettibili gesti con la mano destra, per evocare una piccola lucertola controllata psichicamente. senza farsi notare. Non che si aspettasse di essere osservato, ma aveva da lungo tempo compreso che le sensazioni è meglio assecondarle, per poi rimanere delusi, piuttosto che ignorarle e ritrovarsi nei guai.

    Ora piccolina, vediamo un pò cosa c'è qui attorno.

    La piccola lucertola, che nessun segno esteriore la distingueva da una qualsiasi altra bestia della Terra dei Giorni, iniziò ad esplorare la zona intorno Dantyxyl, compiendo una serie di giri concentrici sempre più ampi. Ci volle poco per trovare il cadavere del balordo lasciato libero poche ore prima.

    Un rumore di un collo che si spezza. Ecco cos'era.

    Attraverso gli occhi della bestiola il giovane poteva osservare e percepire ogni dettaglio della scena: nessun morso causato da predatori, le monete donate ancora al loro posto, ed il cadavere abbandonato in un punto facilmente visibile da chiunque passasse per quei tristi luoghi. Il corpo era ancora caldo, quindi l'assassinio non poteva essere stato compiuto da molto.

    Piccolina, continua a cercare

    Per una lucertola, dotata di un'ottimo olfatto, non fu difficile trovare una traccia dell' aggressore. Il simpatico rettile arrivò vicino a una creatura, probabilmente una mezza Fammin a giudicare dall'aspetto, la quale stava a sua volta osservando Dantyxyl, senza tuttavia essersi accorta del piccolo trucco magico.

    Pericolosa, molto pericolosa...ma affascinante.

    Pensò lo stregone mentre la osservava attraverso gli occhi del suo famiglio, che a questo punto decise di rimandare nel suo piano di esistenza, per riguadagnare il completo controllo dei propri sensi.

    Ahhh che fame! disse il giovane, stiracchiandosi pian piano, apparentemente non conscio dalla presenza che lo osservava.Vediamo di prepararci qualcosa, ma prima un pò di legna!
    Dantyxyl iniziò quindi a cercare con noncuranza rami spezzati intorno al suo improvvisato rifugio, muovendosi in modo apparentemente casuale ma avvicinandosi abbastanza al riparo della mezza fammin, in modo che la creatura fosse a portata di voce.
    Pronunciò quindi improvvise parole di potere, volte ad evocare un antico maleficio, in grado di paralizzare chiunque le avesse udite. Una volta attivata la malia, poteva fare con calma. Si avvicinò quindi senza alcuna fretta al nascondiglio della ferina fanciulla.

    Non è molto gentile spiare un povero fanciullo che viaggia solo in queste pericolose terre, sai? Quindi spiegami un pò, oh non preoccuparti puoi parlare, sei stata attirata dal mio bel faccino? disse con un enigmatico sorriso.
     
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    kheiyw_zpsfa8dc2e4

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    Avanzando nella melma, evitando le zone di fluido più dense in modo da non rimanere intrappolata o far rumore col risucchio, Kheiyw tornò al punto in cui aveva lasciato il mago e si nascose tra la vegetazione rada, coperta da un tronco riverso su un fianco. La donna faticò a trovarlo, tra le ombre e la nebbia, ma lo localizzò nel momento in cui si mosse: si era accucciato nell'ombra di un terrapieno, perfettamente amalgamato con il paesaggio.
    Lui si alzò e, dicendo qualcosa che Kheiyw non riuscì a percepire, iniziò a cercare intorno a sé rami che gocciolavano umidità, avvicinandosi alla zona più fitta in cui si trovava. La posizione non le permetteva di retrocedere, non se lui si fosse avvicinato ancora, ma i suoi pensieri vennero spazzati via dalla voce del mago, chiara e limpida.
    Fece appena in tempo a balzare in piedi, che si immobilizzò.
    Non era più padrona del suo corpo, non aveva più armi per combattere quell'uomo.
    L'aveva sottovalutato; e aveva perso.
    La paura le strinse il corpo come una morsa, paralizzandola ancora di più mentre lui si avvicinava, con calma e tranquillità; Kheiyw non dovette fingere il terrore che esprimevano i suoi occhi.
    Si era ritrovata a combattere contro assassini che avevano blandi poteri magici, o contro maghi prezzolati; aveva avuto a che fare con veleni e incanti, ma la sua forza era sempre stata il saperli aggirare, il saper prevedere la mossa dell'avversario e, in caso, la possibilità di attaccarlo.
    Quell'uomo che ora si avvicinava con la massima noncuranza, sicuro di sé, le faceva venire i brividi.
    "Non è molto gentile spiare un povero fanciullo che viaggia solo in queste pericolose terre, sai? Quindi spiegami un pò, oh non preoccuparti puoi parlare, sei stata attirata dal mio bel faccino?"
    Il bel faccino in questione era molto generico, ma non banale; ora che la donna poteva vederlo si rese conto che non era giovane come aveva pensato - e il fatto che l'avesse messa in scacco testimoniava la sua attuale esperienza - ma che aveva comunque meno anni di lei. Il viso era contornato in alto da un ammasso di capelli scuri, che la poca luce non riusciva a schiarire, e in basso da una barba precisa, tagliata a formare una vera e propria cornice sulla mascella, dello stesso colore indefinito.
    Kheiyw cercò di strattonarsi per liberarsi, ma non riuscì neanche a contrarre i propri muscoli; ringraziò la sua prontezza di riflessi per esser almeno in quella posizione e non accovacciata, ancora più vulnerabile.
    Il mago aveva detto che poteva parlare; ci provò: "Sei straniero in questa terra" disse, usando l'inflessione e la pronuncia gutturale dei fammin "Cosa vuoi da noi? Perché sei qui, maledetto?"
    Avrebbe almeno provato a capire meglio che tipo fosse - anche se la posta era davvero alta. Spero di non morire così, stupidamente inerme davanti uno sconosciuto che non aveva di certo idea di avere davanti una delle persone più potenti del Mondo Emerso.


     
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    Dantyxyl percepì chiaramente la sottile paura nascosta dietro il tono aggressivo della giovane; era evidente che non amava molto la magia, e come darle torto? Era bloccata, alla mercé di uno sconosciuto con la sola possibilità di parlare...o forse c'era altro?
    Il mago era curioso, ma decise di lasciare queste riflessioni per un secondo momento, far attendere la prigioniera sarebbe stato uno scherzo troppo crudele, persino per lui.

    Straniero dici? Sai, questo concetto mi ha sempre affascinato. E' questa alterità che causa guerre, che crea scontri, che spinge i popoli ad evolversi, sempre in contrapposizione a qualcun altro...insomma è la contrapposizione che rende movimentato il Mondo.
    Effettivamente non sono un fammin, ma in fondo, come definire dove è la propria casa? Anche il vostro popolo si è insediato da poco in queste terre...se dovessero tornare gli Elfi cedereste i territori che una volta erano la LORO dimora? E non siamo forse tutti di passaggio in questo vasto Mondo? Ma sto divagando, per quanto mi piacerebbe disquisire con te di filosofia temo che non apprezzeresti granché la cosa vero?
    disse il mago, vedendo la mezza fammin fremere per la rabbia. Quindi, per rispondere alla tua domanda, da voi non voglio niente, ma sono molto interessato a quella confusionaria compagine di tagliagole...e non sono l'unico vero? concluse il giovane, indicando l'accampamento degli schiavisti con un cenno del capo

    Credevo fosse un esploratore di qualche tribù fammin, ma è troppo composta, troppo rabbiosa...e troppo autoritaria pensò Dantyxyl Potrei forse piegarla, ma non avrebbe molto senso. Perchè non rischiare

    Supponiamo che io sia interessato a "visitare" quel campo, per i più nobili motivi ovviamente, e supponiamo anche che possa sapere dove di preciso sono tenuti prigionieri i fammin...ma che per farlo necessiti di un supporto, diciamo particolare. Supponiamo ancora, che per caso incontri una persona con obbiettivi simili ai miei, una collaborazione non sarebbe forse opportuna, e proficua?
    Immagino che se mi presentassi cambierebbe poco, così come se chiedessi chi sei...fidarsi degli sconosciuti raramente è saggio e spesso è disastroso. Ma dato che la mia idea è folle, che ne dici di ascoltare?


    Senza attendere una risposta il mago iniziò a spiegare un piano, veramente folle, che implicava un'entrata plateale nel campo con al seguito un fammin prigioniero ed il cadavere di un "concorrente" negli affari. Il resto del piano puntava molto su improvvisazione e fortuna, ma quel che un singolo difficilmente avrebbe potuto realizzare forse in due avrebbe potuto aver successo.

    Entrata e uscita in poche ore. Informazioni raccolte e qualche prigioniero salvato. Che ne dici? In caso contrario potrei lasciarti qui, e liberarti al mio ritorno. Ma se malauguratamente dovesse succedermi qualcosa...non so effettivamente quanto possa durare la mia magia
     
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    Narrato - "Parlato" - Pensato - "Parlato altrui"


    Mentre quello iniziava a parlare, con un panegirico degno di uno stupido filosofo, Kheiyw cercò di far forza. Braccia e gambe non le rispondevano, persino i muscoli mimici del viso avevano difficoltà a contrarsi - lasciandole l'espressione un po' sorpresa, un po' spaventata, di quando qualche minuto prima era stata immobilizzata.
    "Supponiamo che io sia interessato a "visitare" quel campo, per i più nobili motivi ovviamente, e supponiamo anche che possa sapere dove di preciso sono tenuti prigionieri i fammin...ma che per farlo necessiti di un supporto, diciamo particolare. Supponiamo ancora, che per caso incontri una persona con obbiettivi simili ai miei, una collaborazione non sarebbe forse opportuna, e proficua?"
    La donna impallidì, shockata per le insinuazioni dell'incantatore. Incontri una persona con obbiettivi simili ai miei - lei sperò si riferisse solo al fatto che era un fammin, e che quindi in quanto tale volesse rompere il giogo della schiavitù umana.
    Ma se quello che aveva appena detto il mago l'aveva sconvolta, era niente rispetto ciò che venne dopo.
    Voleva usarla come esca.
    Voleva usare lei come esca.
    Kheiyw a questo punto perse definitivamente tutto il colore del suo viso, quasi confondendosi con la nebbia che li circondava, i vestiti larghi e stracciati immobili come lei per la mancanza di vento.
    Non mi si presenterà mai un'occasione così. Il suo piano, qualunque avesse scelto, sarebbe stato comunque in solitaria; non avrebbe avuto compagni, non avrebbe avuto testimoni.
    Sembra un mago abbastanza bravo; loro non si aspetteranno certo un'imboscata di questo tipo; non si aspetteranno - nessuno lo farà, nemmeno lui - che possa ucciderli una volta dentro. Sempre che non mi uccidano prima loro. Ma è certo un piano meno suicida del mio, e forse ne uscirò viva e con informazioni utili.
    "Entrata e uscita in poche ore. Informazioni raccolte e qualche prigioniero salvato. Che ne dici? In caso contrario potrei lasciarti qui, e liberarti al mio ritorno. Ma se malauguratamente dovesse succedermi qualcosa...non so effettivamente quanto possa durare la mia magia"
    Ora bisogna solo capire se è saggio fidarsi di lui.
    Ma, fiducia o non fiducia, Kheiyw aveva comunque già scelto.
    "Ci sto."
    "Ma non mi piace l'improvvisazion: come hai intenzione di uscire di lì?"

    Se lui sarebbe riuscito a fornirle un piano di fuga abbastanza completo e soddisfacente, lei avrebbe potuto integrarlo e migliorare il tutto con le sue doti da cacciatrice; a tempo debito, forse, gli avrebbe anche detto degli assassini, ma non era il caso di sbilanciarsi fino a quel punto. Del resto, probabilmente alla fine di quella storia l'avrebbe ucciso.


     
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