La Tana sui Monti del Sole

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  1. •Styll«
         
     
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    The wave of oppressive lights, this colourless storm
    at peace with the thirst inside, away from the swarm

    moments of peace will come - the wind at my heals
    my body's lifeless age, is lost to its feel

    so far away from my home, will the stars return?


    Home is where I needed you, salvation in dreams






     
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  2. BeardedPenguin
         
     
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    hayden1_zpsf0hxfkcq


    Narrato - Pensato - "Parlato" - "Parlato altrui"



    Era una giornata splendida. Il cielo? Limpido, senza una nuvola, e la lieve brezza che soffiava nel sottobosco risultava tiepida e piacevole sulla pelle. I raggi del sole filtravano attraverso i densi aghi degli abeti bianchi e dei pini neri che crescevano sui pendii dei Monti del Sole, andando ad illuminare l'ambiente senza però appesantirne l'aria con il loro calore altrimenti soffocante.
    Aver smarrito la strada in una giornata come quella non era poi così male. Hayden camminava tranquillo, muovendosi a suo agio tra i tronchi e le radici delle conifere.
    Il sentiero che stava percorrendo non era quello che gli era stato indicato quella mattina, se ne era accorto nel momento in cui il percorso si era fatto sempre più ripido, fino ad arrivare nel boschetto di aghifogli che stava attraversando in quel momento. La guida gli aveva spiegato che il passaggio si trovava alla base delle montagne, e che quindi il percorso era per lo più pianeggiante, con qualche accenno di discesa, ma sicuramente non in salita.
    Il giovane si fermò un istante, respirò a fondo l'aria fresca e profumata di resina, quindi riprese il cammino, sorridendo. Quella deviazione era quello di cui aveva bisogno. Non aveva un motivo particolare per attraversare in tanta fretta i Monti del Sole e, se la natura continuava a rivelarsi tanto affascinante, avrebbe allungato volentieri di qualche altro giorno il suo viaggio verso la Terra del Vento. Le provviste non gli mancavano e, quello che di sicuro non gli mancava, era la nostalgia di casa, della Terra del Mare.
    Decidendo di partire si era lasciato alle spalle tanti meravigliosi ricordi, certo, ma anche una terra natia che cominciava a non desiderarlo più. Aveva bisogno di allontanarsi dalla Terra del Mare, di riflettere su ciò che stava accadendo, di osservare da oltre i confini quello che era il suo luogo d'origine. Le persone del Mare si stavano facendo più irrequiete, ed Hayden voleva trovare un modo per risolvere questa situazione; ma prima, doveva diventare qualcuno. Doveva migliorare, imparare. Doveva diventare abbastanza potente per tornare e ricoprire una carica sufficientemente alta da permettergli di fare qualcosa di concreto per la sua Terra.
    Come sua madre adottiva prima di lui, avrebbe viaggiato e si sarebbe formato come mago, come uomo, e in seguito avrebbe fatto di tutto per mettere la sua esperienza al servizio di chi ne aveva bisogno: i popoli del Mondo Emerso, coloro che non avevano l'occasione di alzare la voce per farsi sentire al di sopra degli uomini senza scrupoli, resi crudeli dal denaro e dalla sete di potere.
    A pomeriggio inoltrato, Hayden si era lasciato alle spalle il suggestivo boschetto di pini e abeti, aveva seguito un sentiero poco battuto ma ancora perfettamente visibile, che lo aveva condotto in un piccolo spiazzo a ridosso di alcuni speroni di roccia. Il camminamento non proseguiva, e tornare indietro sarebbe stato una perdita di tempo, considerando che ormai stava calando la sera.
    Hayden volse lo sguardo a valle, dove le radici delle montagne, ricoperte da prati verde smeraldo e da sporadici affioramenti di roccia, affondavano dolcemente nelle pianure che circondavano la catena montuosa dei Monti del Sole. Con un ultimo sguardo verso il paesaggio mozzafiato, il giovane si riparò dietro alle rocce che circondavano il piccolo spiazzo dove aveva deciso di trascorrere la notte. Non era ancora buio, anzi, la visibilità fornita dalla tenue luce del crepuscolo era sufficiente da permettere ad Hayden di raccogliere qualche ramo ed accendere un fuoco. Cenò con una fetta di formaggio, un tozzo di pane, ed un pesce che lasciò cuocere sul fuoco. Mangiò di gusto e senza fretta, circondato dal silenzio della sera.
    Si domandò come mai gli abitanti del villaggio da cui era partito quella mattina evitassero quei luoghi. Non c'erano animali feroci, ne evidenti pericoli causati dalla morfologia del territorio: i sentieri erano comodi, non v'erano crepacci o insenature in cui rischiare di cadere. Facendo spallucce, Hayden si accoccolò nel suo mantello, e prese ad accarezzare distrattamente il lungo bastone di tasso che da qualche anno a quella parte era diventato il suo unico e fedele compagno di viaggio.
    Senza volerlo, la mente del giovane iniziò a vagare tra i ricordi legati alla sua infanzia e al periodo vissuto con Theresa, sua madre, nella loro casetta in riva al mare sulle Isole di Mista. Hayden si scoprì a sorridere tristemente, mentre la sua attenzione si era mossa dal bastone di tasso al medaglione che portava al collo, quello regalatole proprio da sua madre. Con le dita, seguì le forme labirintiche incise sul piccolo disco d'argento, soffermandosi infine sulla parte centrale, dove emergeva la forma sferica della perla incastonata.
    Cercando di scrollarsi di dosso i pensieri tristi, Hayden si alzò e fece un piccolo giro del suo rifugio tra le rocce. Sopra di lui, le cime buie ed oscure delle montagne sembravano zanne aguzze di un mostro gigantesco, pronte a richiudersi ed inghiottirlo. Con la notte, il luogo perdeva il fascino che possedeva durante il giorno, guadagnando però un altro tipo di incanto: un fascino diverso, oscuro e misterioso, ma che indubbiamente rivaleggiava con la sua controparte diurna. Sì. Quella deviazione era proprio ciò di cui Hayden aveva bisogno per distrarsi.
     
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  3. •Styll«
         
     
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    talitha_zps6beb1c13

    Narrato - "พูดคุย" - Pensato - "Parlato altrui"

    Acqua. Acqua, acqua - acqua dappertutto.
    Talitha si mosse lentamente dal fondo del lago in cui si era immersa verso la superficie dell'acqua, limpida e statica come se l'essere che là sotto nuotava fosse stato un qualsiasi pesce e non... lei. Quando era circondata dal suo elemento la selivra non sentiva dolore nel rivelare le ali, per cui intorno al suo corpo non vi era buio, ma una soffice ed eterea luminescenza azzurrata, quasi come se sul terreno a base di quello specchio d'acqua fossero cadute una miriade di piccole stelle.
    Aveva già raccolto cibo, concretizzato in due pesci che teneva stretti in pugno, uno per mano, ma aveva deciso di fermarsi un momento in quell'attimo di beatitudine dato dal rilassamento dei sensi, dall'ottenebramento del dolore; quando aprì gli occhi e si diresse piano verso il cielo coperto dagli alberi della foresta quella sensazione di pace l'abbandonò, e il trauma della sopravvivenza emerse con lei dall'acqua.
    Brucia, brucia - brucia tutto. Va tutto a fuoco.
    Era arrivata sui Monti del Sole già da diverse stagioni, e quel tempo le era servito per comprendere davvero come poter gestire la sua lotta quotidiana. La sopravvivenza era l'unica cosa che erano riusciti a donarle per renderla umana - o meglio sarebbe stato dire animata, dato che l'istinto alla lotta era una componente di ogni essere animale - perché dubitava che quella fame, quella sofferenza avessero un corrispettivo nel mondo. Ma comuque lei di certo non se ne curava veramente, abituata com'era a quella routine, per cui si mise sulla riva del lago e iniziò il suo pasto.
    La luminosità diminuiva velocemente, segno che la notte stava per arrivare; le mancava ancora per intero il secondo pesce, per cui decise di mettersi in cammino tenendolo fermo tra i denti, decisa a mangiarlo una volta raggiunta la sua tana.
    Quei boschi erano il suo regno. Il che era un fattore positivo solo fino a un certo punto, considerato che la sua preda preferita scarseggiava già da molte lune - ma d'altra parte si poteva preparare con calma all'arrivo dell'inverno, senza preoccuparsi delle poche bestie che potevano seriamente nuocerle - visto il tacito accordo che tra lei e gli altri grossi predatori si era formato: tu lasci in pace me, io lascio in pace te.
    Del resto la carne d'orso non era piaciuta alla ragazza, per cui non vedeva alcun problema nel concedere alle pelose bestie parte delle prede presenti nel suo territorio.
    Stava avanzando tranquilla e silenziosa nel sottobosco, quando un odore la mise in guardia. Allungando il collo e stringendo le palpebre accelerò l'andatura verso la tana - per scoprire con rabbia e sgomento che il puzzo di bruciato proveniva proprio da lì.
    I primi tempi che era arrivata negli infiniti boschi che gli umani facevano convenzionalmente appartenere alla Terra dell'Acqua aveva avuto seri problemi ad ambientarsi: dopo la sua fuga lontano dall'acqua cattiva che l'aveva tanto spaventata si era inserita sempre più nell'entroterrra, arrivando a stabilirsi vicino quello che aveva poi scoperto essere un luogo dove tutti quegli appetitosi bocconcini su due zampe vivevano, raggruppati per fronteggiare insieme i predatori che li volevano morti. Talitha era ancora molto inesperta, per cui gli uomini erano riuscita a farla scappare, circondando la tana che stava costruendo con quell'eterea forza che bruciava e si innalzava verso il cielo, mangiando il bosco, riempendolo di fumi tossici e puzza di carbone - quella stessa minaccia che ora scoppiettava inconsapevole della sua presenza davanti la sua porta d'ingresso.
    Brividi le corsero lungo la schiena, mentre il dolore le perforava la carne e la luminosità alle sue spalle aumentava lievemente*; il suo primo istinto fu di ringhiare, ma di tutte le creature che aveva incontrato sul suo cammino, Talitha si trovava davanti proprio l'unica che temeva. Ma non poteva accettare l'affronto non solo di vederla nel suo territorio, quanto proprio davanti la sua casa! Non avrebbe lasciato di nuovo il suo rifugio solo perché incapace di affrontare quell'animale perfido!
    Lasciando andare il pesce, che cadde con un piccolo tonfo sull'erba calpestata ai suoi piedi, la ragazza mosse qualche passo nella radura, richiamando il suo potere per fronteggiare la minaccia. Le fiamme subirono la sua furia, concretizzata in spessi filamenti di acqua pura, che si schiantarono sfrigolando sul fuoco da campo riuscendo tuttavia a spegnerlo.
    Ma il suo sollievo durò poco: aguzzando le orecchie le sembrò di udire sotto l'esaurirsi del piccolo falò la presenza di qualche altra creatura; fece un passo indietro, piegando le braccia e inarcando la schiena, pronta a fronteggiare chiunque altro avesse osato a mettere in pericolo la sua casa.


    * le ali non sono state spiegate, son solo eventualmente pronte a farlo.


    Incantesimi attivati in questo turno:
    - Aura Azzurra (terminato; ricaricato)
    - Nastri d'Acqua (attivo ancora per 3 turni, portata 3 metri)

     
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  4. BeardedPenguin
         
     
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    hayden1_zpsf0hxfkcq


    Narrato - Pensato - "Parlato" - "Parlato altrui"



    Un fruscio, leggero, talmente delicato che per un'istante Hayden pensò si trattasse di un piccolo animale. Magari una marmotta o una lepre, non è raro trovarne in montagna, e quel suono era stato talmente lieve da non averlo minimamente allarmato. Prima di richiudere gli occhi, diede un ultimo sguardo al fuocherello che ancora ardeva al centro del suo riparo. La luce era scarsa, ma sufficiente per impedire agli occhi di Hayden di adattarsi all'oscurità della notte.
    Faceva caldo. Il rifugio che si era scelto offriva un ottimo riparo contro il vento, mentre il fuoco che aveva acceso, anche se ormai quasi del tutto spento, aveva creato un piacevole e caldo ambiente. Il giovane, ancora insonnolito, si allontanò dalle fiammelle morenti, in cerca di un luogo più fresco. Continuò a retrocedere fino a premere la schiena contro una delle pareti di roccia che circondavano il suo improvvisato rifugio, e lì si riaddormentò.

    Dovevano essere trascorsi appena un paio di minuti, quando Hayden si ridestò. Trovava difficile mantenere gli occhi chiusi, il suo corpo sembrava volergli impedire di riposarsi, e non riusciva a scrollarsi di dosso la spiacevole sensazione di non essere solo, in quel debole cerchio di luce. Con un sospiro rassegnato, si mise a sedere incrociando le gambe. Si massaggiò le palpebre e, socchiudendo gli occhi, iniziò ad ispezionare l'ambiente con lo sguardo.
    Tutto sembrava tranquillo, ma la sensazione di non essere solo non accennava a volerlo abbandonare. Stava per alzarsi, quando un movimento estraneo, colto di sfuggita, lo inchiodò sul posto. Si sforzò di mettere a fuoco, alla flebile luce del focolare morente, quella sagoma antropomorfa che a malapena sembrava muoversi. Man mano che il suo corpo usciva dallo stato di torpore e intontimento causato dal sonno, l'estraneo iniziava a prendere forma.
    La pelle nuda e liscia sulla quale si riflettevano gli ultimi bagliori del fuoco da campo costrinse Hayden a distogliere lo sguardo: la sconosciuta era completamente svestita! E non faceva alcuno sforzo nel tentare di nascondere la propria nudità.
    Da quel poco che si era concesso di vedere, Hayden intuì che si trattava di una giovane ragazza; anche se, probabilmente, era molto più di quello che dava a vedere. Un comune essere umano non si sarebbe mai mosso senza vestiti, specialmente tra le montagne... soprattutto una ragazza tanto giovane! Inoltre, dall'aura che circondava quel corpo magro e slanciato, era evidente che la magia le scorreva nelle vene. Riconoscere i suoi simili, i maghi e le incantatrici, era stata una delle prime abilità che Hayden aveva imparato durante il suo apprendistato.
    Preso coraggio, il giovane alzò lo sguardo sul volto della ragazza: fosse stata un gatto, in quel momento l'avrebbe vista inarcare la schiena e soffiare per la rabbia; una furia che, stranamente, non era rivolta a lui, ma piuttosto verso i tizzoni e le fiamme poste al centro del piccolo spiazzo in cui si trovavano. Di fatto, sia come atteggiamento che come aspetto, la sconosciuta appariva più come una bestia selvaggia che non come una comune, giovane ragazza: il fuoco sembrava terrorizzarla ed estraniarla da qualsiasi altra cosa le stesse attorno, per questo non si era ancora accorta della presenza di Hayden, poco distante da lei, che la osservava in silenzio, incapace di muoversi per lo sconcerto.
    Di colpo, la rabbia della ragazza parve esplodere, fu in quel momento che le sue capacità magiche si manifestarono: il corpo nudo si illuminò di una luce flebile, ma viva e vibrante, mentre tentacoli d'acqua si formarono dal nulla, frustando l'aria come serpenti irrequieti sul punto di scattare e mordere la preda. Per fortuna, il bersaglio della furia dell'incantatrice non era Hayden, ma il piccolo falò, che sembrò lamentarsi come una creatura vivente, quando le sue flebili fiamme crepitarono poco prima di essere estinte dall'attacco violento delle fruste d'acqua.
    Uno schizzo d'acqua, sporca di cenere e frammenti di legno carbonizzati, raggiunse Hayden proprio sul volto, ridestandolo dal suo stato di sgomento. Con uno scatto si mise in piedi, portando davanti a sé il lungo e fedele bastone.
    Non aveva intenzione di fare del male alla giovane, ma nello stato in cui si trovava, era evidente che avrebbe potuto reagire in maniera ostile una volta presa coscienza del fatto di non essere sola. Le lunghe e sinuose appendici acquatiche sibilavano ancora, fluttuando attorno alla loro padrona, pronte per un nuovo e furioso attacco. Hayden non perse altro tempo, portò una mano davanti a sé in un tacito ma chiaro messaggio: non ti avvicinare. Nell'istante in cui lo sguardo della ragazza incontrava il suo, Hayden parlò, con calma, in modo da non allarmarla, ma anche per accertarsi che parlassero la stessa lingua.
    "Chi sei?"
    Non c'era più posto per l'etichetta e la buona educazione, era ovvio che la ragazza non era una comune e indifesa giovane campagnola, e sicuramente non provava alcun imbarazzo nel mostrare la propria nudità. Hayden temeva di trovarsi difronte ad una spostata, totalmente in balia del suo potere magico e dei suoi primitivi istinti di sopravvivenza: una creatura selvaggia, pericolosa e sconosciuta.
    "Cosa vuoi?"
     
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    talitha_zps6beb1c13

    Narrato - "พูดคุย" - Pensato - "Parlato altrui"


    Un ringhio, basso e costante, nacque dalla gola della ragazza, vibrando tutt'intorno. Dietro le braci che brillavano come delle stelle cadute in terra, si stagliava e delineava una figura alta e stretta, decisamente su due zampe. Fu quasi per caso che i loro occhi si incrociarono, e il ringhio crebbe, mentre lei stringeva gli occhi dalle pupille dilatate per il buio; tutt'intorno a lei i tentacoli del fiume vagavano, calmi e in netto contrasto con la tensione della situazione, quasi come la protuberanza che dall'invasore nella sua tana si allungò verso di lei.
    "Chi sei? Cosa vuoi?"
    Talitha inarcò ancora di più la schiena, decisa prima di attaccare a capire che genere di animale fosse quello che le aveva invaso il territorio, in modo da utilizzarne contro eventuali punti deboli. Una parte di lei temeva che potesse evocare quell'altro mostro bruciante che aveva appena ucciso, e probabilmente era proprio per quello che era così restia a distruggerlo. Nell'ombra della grotta, nel buio del bosco notturno, le fruste di acqua pura si muovevano placide - finché, vincendo la stasi, la ragazza non attaccò, scagliandosi brutalmente contro l'avversario.
    Giocando sull'oscurità circostante si mosse velocemente, di scatto, raggiungendo l'apertura della grotta e gettando contro lo sconosciuto i tentacoli d'acqua, cercando di ferirlo e intrappolarlo, mirando al volto e alle braccia.



    Edited by •Styll« - 30/9/2015, 17:07
     
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  6. BeardedPenguin
         
     
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    hayden1_zpsf0hxfkcq


    Narrato - Pensato - "Parlato" - "Parlato altrui"



    Il comportamento della ragazza era talmente selvaggio che, per un istante, Hayden immaginò di essere effettivamente attaccato da un animale, piuttosto che da un essere umano. Proprio come un animale, quella magra e apparentemente fragile giovane, ringhiava e inarcava la schiena, mentre i tentacoli d'acqua che la circondavano sibilavano come serpi. Hayden era un mago e, di conseguenza, nell'arco della sua vita aveva avuto costantemente a che fare con incantesimi e sortilegi, ma la magia che quella ragazza stava utilizzando gli era del tutto estranea. Sembrava che ad evocarla non fosse un'incantatrice qualunque... Il lieve bagliore che, irradiato dalle spalle, illuminava il corpo nudo di lei, tradiva una magia del tutto nuova, dalla natura misteriosa, potente, ma anche inspiegabilmente crudele, quasi malvagia.
    Non vi fu alcuna risposta alle parole di Hayden, se non un cupo e costante ringhio. Istintivamente, il giovane indietreggiò ancora, premendo la schiena contro la parete di roccia alle sue spalle. Quella situazione era assurda: avrebbe voluto spiegarsi, parlare, cercare di capire chi fosse quella ragazza, se avesse bisogno di aiuto; ma sembrava di rivolgersi a un gatto selvatico, con gli artigli sguainati e pronto ad attaccare. E l'attacco, infatti, non si fece attendere. Fu rapido e violento. Le appendici acquatiche si scagliarono contro Hayden al comando della loro padrona, mentre questa scattava oltre l'apertura del cerchio di roccia che, fino a poco prima, era stato un tranquillo e sicuro riparo di montagna.

    Hayden non si era ancora abituato all'assenza luminosa del fuoco da campo e percepì appena il movimento dell'aggressore. Solo il suono secco delle fruste acquatiche che si faceva sempre più vicino salvò il giovane che, con riflessi fulminei, riuscì a proteggersi portando una mano davanti a sé a ad evocare uno scudo magico: una semplice bolla di energia arcana che andò a circondargli il corpo. Vi fu un forte boato, mentre la fragile, ma efficace difesa di Hayden esplodeva in tanti minuscoli frammenti, che tintinnarono come schegge di vetro infrante dal violento attacco della sconosciuta.
    Lo scudo aveva fatto la sua parte, ma l'assalto era stato talmente violento che le orecchie di Hayden rimbombavano ancora. Stordito, iniziò a spostarsi lungo il perimetro della grotta, sondando con lo sguardo l'oscurità che lo circondava, alla ricerca del familiare bagliore che ammantava la figura spoglia della ragazza, suo unico punto di riferimento in quel regno di tenebra.
    Hayden cercò con insistenza l'aura magica della ragazza, ma questa sembrava essere svanita nel nulla, inghiottita dalle ombre. Si sentiva come braccato da una forza sconosciuta, da un nemico invisibile, un fragile animaletto vittima dello sguardo famelico di un predatore.
    Mosso dalla frustrazione, alzò ancora una volta la mano destra, puntandola dove pensava si trovassero delle pareti di roccia. Aveva bisogno di vedere, anche solo per un'istante, dove si trovava la ragazza. Era probabile che quel suo disperato piano gli si sarebbe rivolto contro, ma se non rischiava ora, sarebbe caduto preda di un nuovo attacco e, questa volta, nulla lo avrebbe difeso.

    Digrignando i denti, Hayden evocò una saetta color cremisi che, prima di spegnersi schiantandosi contro una roccia, regalò ai suoi occhi un istante di luce, grazie alla quale riuscì ad orientarsi, ma non a trovare la ragazza. Senza perdere tempo, il giovane scattò verso il centro della grotta, dove fino a poco prima ardeva il fuoco che aveva acceso. Da quel poco che era riuscito a capire della sua assalitrice, sembrava che provasse un atavico senso di terrore nei confronti del fuoco, proprio come un animale.
    Hayden si odiò per la sua insistenza nel paragonare quella ragazza ad una bestia. Poteva anche essere strana, o pazza, ma rimaneva pur sempre una persona... Un essere umano con un disperato bisogno di aiuto, proprio come lo era stato lui molti anni prima: un semplice ragazzo solo, bisognoso di cure.
    Sospirando, Hayden lasciò che il suo buon cuore vincesse ancora una volta sul timore e la paura.
    "Non voglio farti del male. Fatti vedere. Come ti chiami?"


    Incantesimi utilizzati in questo turno:
    - Scudo magico (istantaneo; ricaricato)
    - Saetta stordente (istantaneo; ricaricato)
     
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5 replies since 22/8/2014, 11:03   206 views
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