Danza col Diavolo

Aperto a qualsiasi cacciatore

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  1. •Styll«
         
     
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    cuoredidrago_zpsb3113cae

    Narrato - "Parlato" - Pensato - "Parlato altrui"

    Il mostro correva. Correva a una velocità tale da non sentire i piedi toccare il terreno, correva con tecnica e tattica, come se dovesse ineguire silenziosamente qualcuno.
    Aveva addosso quasi quarant'anni, ma si sentiva come quando ne aveva ancora venti.
    Il fammin correva nella notte tra i vicoli di Makrat, i Kynnet Susi che tagliavano l'aria senza tuttavia produrre alcun suono, i capelli legati stretti in due code ai lati della testa. Correre l'aiutava a distrarsi, eppure non correva per non pensare; era combatutta, ma era una battaglia ponderata, come una partita a scacchi, dove si pensava ore prima di attuare una qualche mossa.
    La bastarda aveva appreso la pazienza due decenni prima, quando si era ritrovata tra capo e collo l'intera responsabilità della lotta agli Assassini nel Mondo Emerso. Lei: il frutto di uno stupro abbandonato nel deserto, trovata da una donna che era morta quando aveva solo quattro anni ad opera di un Vittorioso e odiata da tutti per il suo essere una maschera, un automa. Il mostro senza pietà; la sterminatrice di Assassini.
    Il Supremo Cacciatore rallentò l'andatura, decisa a fermarsi dopo poco; non era più la ragazza che Neor aveva preso sotto la sua potente ala, non era la bambina che l'uomo cercava di contenere nella sua furia. Era cresciuta; era maturata.
    Aveva dovuto farlo.
    Si fermò.
    La sorte le aveva giocato un crudele tiro, gliene giocava sempre. L'uomo che le aveva fatto da padre, da tutore e da esempio era scomparso; da un giorno all'altro. Vane le ricerche dei cacciatori, vani i tentativi di infiltrazione nella Setta degli Assassini: Neor sembrava esser semplicemente scomparso, e i Cacciatori iniziavano ad andare allo sbaraglio.
    Era stata costretta a prendere in mano la situazione; aveva dovuto farlo.
    Kheiyw non credeva in alcuna divinità; anche gli Assassini si erano resi conto che il fanatismo religioso non portava a niente, e che le motivazioni da cercare erano altre.
    Il potere. La gloria. Il denaro.
    Ma il mostro non credeva neanche a quelli. Il mostro non credeva più a niente. Aveva solo quel senso del dovere che la costringeva a lottare per portare a termine il suo compito.
    Cercò di memorizzare ogni dettaglio, guardandosi intorno alla ricerca di eventuali elementi di disturbo.
    La preda cominciò a correre verso la propria sinistra, allontanandosi dal Cacciatore; la donna aspettò che si allontanasse dalla vista per alzarsi, girare il busto e parare con i suoi bracciali affilati il pugnale che le era stato lanciato contro. Due scatti veloci ed era già a tre metri dal punto precedente.
    Apparve una ragazza che non poteva aver più di vent'anni: alta, magra e con capelli neri lunghi fino alle scapole. Venne alla luce delle torce di strada e il suo viso bianco divenne visibile, insieme agli smeraldi che contornavano la pupilla. Aggrottò le sopracciglia e lanciò il pugnale per terra, davanti il naso schiacciato di Kheiyw, dicendo con tono scocciato: "Non perdi un colpo maestro. Mi sono stufata di non vincere mai."
    La bastarda sospirò, rilassando i muscoli e prendendo il pugnale dalla punta, lanciandolo indietro verso l'allieva che l'afferrò per il manico. "Sei diventata prevedibile, Cuore di Drago. Hai ancora molto da imparare. Vieni, torniamo a casa"

    Torniamo a Casa.
    Casa: pochi la chiamavano in quel modo, là dentro; la Casa era il modo in cui gli Assassini chiamavano la loro sede nella Terra della Notte; per quasi tutti i cacciatori le precettorie non erano "case", erano luoghi di lavoro, erano posti dove potevano abitare, ma dove non sarebbe mai stato il loro cuore.
    "E' questo ciò che i Cacciatori hanno sempre sbagliato, rispetto agli assassini" diceva sempre Kheiyw alla sua allieva, "Gli assassini sentono la loro corrotta causa come una vocazione, un verità assoluta, la loro missione e la loro casa. I cacciatori sono pigri, sono lenti, sentono questo compito come un lavoro, come può esserlo il diventare un guardiano di porci. I cacciatori migliori sono quelli che non hanno niente, quelli che hanno perso tutto."
    "Sono gli unici che sentono davvero la causa." Completava sempre Cuore di Drago, e Kheiyw annuiva con un'espressione dura in volto.
    Kheiyw tornava nel suo studio e Anastasia andava nel dormitorio. Lei era una privilegiata, l'allieva del Cacciatore più potente e malvisto di tutti i tempi: si allenava attivamente con il maestro e aveva il permesso di uscire dalla precettoria, se anche il Supremo Cacciatore era fuori. Cuore di Drago non avrebbe mai potuto chiedere di più.
    Lei, contemporaneamente, odiava e amava quella donna. Quella donna che un giorno era comparsa nei pressi della precettoria della Terra del Mare e che l'aveva sconfitta con professionalità, senza scendere al suo livello. Erano passati due anni da allora, erano passati due anni da quando aveva cambiato corpo, aveva cambiato vita; e aveva cambiato nome.
    Tutti, a Makrat, la conoscevano così: Cuore di Drago. Anastasia aveva avuto bisogno di tempo per capirne il motivo, nonostante la donna che si era posta come suo tutore gliel'avesse spiegato. Ora, forse, era diversa. Non più alla ricerca di una violenta vendetta, ma di una vittoria più ragionata, una battaglia che era diventata il suo desiderio più grande: distruggere la Setta degli Assassini.
    Era uno di quei pensieri che si formulano la notte sul letto freddo delle cellette dei Cacciatori minori: sogni su cui ci si crogiola, in cui ci si adagia come fossero bambagia, sogni lontani abbastanza da dire "un giorno sarà così", senza precisare nient'altro.
    Era quasi l'alba. Non aveva senso dormire per poco più di un'ora: la ragazza andò in camera a prendere un cambio, si diresse verso la sala d'allenamento, fece una doccia e cambiatesi si diresse verso le rastrelliere.
    La sua specialità erano i pugnali da lancio, e sinceramente Cuore di Drago non aveva mai provato ad allenarsi con altro se non con arco e frecce. Ma anche i pugnali avevano diverse sorprese: erano tutti diversi. Anche un pugnale normale, se possedeva un peso ben bilanciato, poteva esser scagliato con discreta precisione. La cacciatrice prese una banda da petto contenente diversi tipi di coltelli da lancio e iniziò a bersagliare un manichino mobile.

     
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