Kheiyw

Prologo

Fa freddo, ma il sole splende nel cielo. Il vento sta soffiando, pizzicandola con minuscoli oggetti pungenti. Davanti lei, la steppa desolata, puntigliata da miriadi di briciole nere che risplendono alla pallida luce del pomeriggio.
Il tempo passa, veloce, le nuvole solcano il cielo, passa un temporale, piove, ma dopo torna il sereno, e il sole è sempre là; più basso, ma è sempre là.
è già il tramonto, e un alone bianco pervade il basso orizzonte, passando poi al giallo, all'ocra, all'arancio, sino ad un finale lampo verde smeraldo, prima che l'astro scompaia dietro il cielo.
Arriva la notte, le stelle cominciano ad apparire nel cielo, ora blu scuro; la luna è sulla sua testa, e avanza, verso ovest, tramontando come il sole.
Vorrebbe guardarsi intorno, ma non può. Non ha occhi per vedere, non ha una testa da girare, non ha un corpo per restare in piedi. Non ha mani da guardare, ne gola per urlare. Non ha nemmeno un cervello, per pensare.
Non ha paura.
Non può provarne.
Non prova emozioni, ne sentimenti.
Pure quello spettacolo, la lascia impassibile.
Poi, la sua vista si riduce, fino a concentrarsi - in un unico spiraglio di luce - sulla luna, bianca e luminosa.
Poi pure quello sfuma, lasciandole solo il nero.
Un cupo nero.
Se potesse, avrebbe paura.
Ma Kheiyw non sa che quella che vede è la sua salvezza.

Capitolo I
L'Orfana

Un piccolo fagotto abbandonato nella Grande Terra. Una bambina in una coperta lercia e strappata, sopravvissuta chissà come al calore e agli animali che spesso vanno oltre il confine. E una cacciatrice di quasi cinquant'anni che attraversa la Grande Terra e lo trova. E' un mostriciattolo, con i capelli rossicci e un uggiolato raschiante e gutturale. naso schiacciato e occhi piccoli come quelli di un maiale. Basta uno sguardo perché la donna capisca, come colpita da un'illuminazione, cos'ha davanti. Una piccola bastarda, figlia non voluta, figlia mal desiderata, vittima di uno stupro anche più della madre, perché destinata a morire. O forse il destino era che lei la trovasse?
Bale la prende tra le braccia, e la porta nella sua casa.
La Precettoria della Terra del Sole

Capitolo II
Il Mostro

A sedici anni, Kheiyw era forse la migliore cacciatrice della Terra del Sole sotto i venticinque anni. Veloce, precisa, abile, snodata, letale e completamente priva di scrupoli e pietà per qualsivoglia assassino, con una strana predisposizione alla magia offensiva che, tuttavia, non riusciva propriamente a "gestire", ma era piuttosto una sorta di capacità innata che lei non sapeva controllare a comando, ma che le permetteva di evocare determinati incantesimi e imporne altri a certi oggetti: e nacquero così i Kynnet Susi, gli Artigli del Lupo, la sua arma. Rigida e assolutamente legata al codice dei Cacciatori, suoi compagni e sua famiglia, sua Casa. Eppure non era l'unica ad essere cresciuta là dentro: figli di cacciatori, fratelli, sorelle, genitori; e, sebbene lei non fosse legata da parentela ad alcuno di loro, li sentiva tutti come creature a lei uguali, che meritavano supporto e rispetto.
Forse fu proprio quell'assenza di legami che la rese così dedita alla causa dei Cacciatori di Assassini, e presto, di bocca in bocca, non girava più il suo nome che sembrava voler calcare la sua origine bastarda, ma altri appellativi: il fammin, il mostro.
E il mostro fu. A diciott'anni aveva ucciso un numero di assassini e fatto un numero di missioni tali da suscitare l'invidia e la paura della maggiorparte degli abitanti della Precettoria. I suoi colleghi la evitavano, lanciandole occhiate curiose e spaventate quando non guardava, i domestici la scansavano tremanti e i maestri scuotevano la testa davanti la sua completa mancanza di emozioni.
Il mostro, il fammin, venne chiamata dal Supremo Generale e ripresa, per questo; e quello stesso giorno le fu assegnata la missione che le avrebbe cambiato la vita.

Capitolo III
La Cacciatrice

Il fammin ringhiò. Reclute, dannate reclute da selezionare e addestrare - ma non era infuriata per quello. Neor le aveva revocato il diritto di uccidere Assassini. Il maestro le aveva tirato un colpo basso questa volta: combatteva la sua voglia di uccidere, la sua ira, la sua rabbia con un ordine che per lei sarebbe stato arduo non contraddire - ma lei era devota alla sua legge, e non deluse il maestro.
Il compagno della sua missione era anche lui un bastardo: una mezza ninfa dal sangue rosato, più grande di lei di diversi anni eppure suo sottoposto; iniziò a non correre buon sangue tra loro. Sebbene ebbero da affrontare molte peripezie - agguati, imboscate e combattimenti contro gli adepti della corrotta setta - la missione fu portata quasi totalmente a termine.
E non uso queste parole a caso, perchè fini in uno scontro che si rivelò mortale per il compagno di Kheiyw, Skoll. Furono tutti fortunati, perché - proprio quando il giovane aveva esalato l'ultimo respiro - la "bastarda" riuscì ad acchiappare la sua anima con mano ferma e a riportarla al suo posto tra i vivi. Tradimenti e uccisioni, e Kheiyw raggiunse veramente la maturità: la cacciatrice era uscita fuori; e non si sarebbe arrestata presto.

Capitolo IV
La Guida

Neor morì? Fu rapito? Scomparì, semplicemente lasciandoli così, con niente in mano? Non si seppe mai, ma, quando il Supremo Generale venne a mancare come figura all'interno della Gilda, fu la sua giovane allieva, appena diciottenne, a prenderne il posto. Fu una guerra: la bastarda a capo dei Cacciatori di tutto il Mondo Emerso! A capo della rete di spie più grande del mondo conosciuto!
Ci riuscì. Affrontando quasi un agguato da parte di suoi compagni ammutinandi, assassini che capivano il suo talento e semplici psicopatici sessisti ogni due mesi, Kheiyw riuscì a tenere il controllo della Gilda, migliorandola e facendola crescere ancora di più - è ormai un ventennio che il suo sedere ha preso la forma della sedia del Supremo Generale. Ma questo non è bastato a fermarla: sempre attiva, sempre in azione, sebbene non con gli stessi ritmi di prima. La sua carriera attiva era finita troppo presto, e si era trovata a gestire otto Precettorie, attacchi continui da parte dei Vittoriosi e tante altre faccende politiche.
Soffrì molto di questa perdita: era fatta per l'azione, e gli allenamenti di ogni giorno non bastavano a soddisfarla, ma capiva che doveva essere una Guida per quella che ancora considerava, nonostante tutto, la sua Casa.
La sua famiglia.